L’Italia – rispetto la media Europea – offre le tariffe assicurative per veicoli più alte per due ragioni molto semplici e allo stesso tempo difficili da risolvere: il numero di sinistri “mortali” in Italia è quasi il doppio della media europea che comportano risarcimenti a cifre stellari e, dall’altro lato, un alto tasso di evasioni e di frodi ai danni delle compagnie assicuratrici. L’alta incidentalità e le frodi non facilitano affatto l’opportunità di auspicare delle assicurazioni auto economiche; oltre a un radicale cambiamento culturale e stili di guida corretti occorrerebbe rivedere il sistema assicurativo italiano. Molte volte è stato proposto di associare l’RCA alla patente invece che al veicolo, ma conviene davvero? Quali sono i pro e i contro di una simile proposta?
L’assicurazione RCA legata alla patente: pro e contro
Il premio assicurativo si determina in base a tre grandi discriminanti:
-
La storia assicurativa (la classe di merito, il cosiddetto Bonus-malus);
-
Le caratteristiche dell’autista (età, luogo di residenza, anni di guida, sesso);
-
La tipologia di veicolo (auto lussuosa, da lavoro, cilindrata, età del veicolo, emissioni inquinanti e così via).
Gli ultimi due elementi sono stati introdotti in seguito al recepimento della normativa comunitaria 2009/103/CE, mentre con la cosiddetta Legge Bersani si sono modificate alcuni elementi rispetto al primo punto, la storia assicurativa.
L’ipotesi di associare l’RCA alla patente comporterebbe il decadere di uno dei suddetti elementi per la determinazione del premio assicurativo: ovvero la tipologia del veicolo. Ma cosa comporterebbe questa soluzione non solo in termini economici di risparmio?
Oltre a comportare la modifica del Codice della Strada e del Codice delle Assicurazioni, associare il premio assicurativo alla patente determinerebbe un’evidente difficoltà nella stima dell’importo da pagare. Un sinistro, infatti, può recare danni alla persona e agli oggetti e il veicolo danneggiato è un oggetto con un valore quantificabile. Qualora quest’ultimo non fosse contemplato nella formazione del premio assicurativo, come si inquadra o in base a cosa stimare il rischio? Una Porsche ed una Toyota Yaris hanno due prezzi di listino e pezzi di ricambio molto differenti, qualora fossero coinvolte in un incidente, come si calcola il massimale di risarcimento? Alcuni propongono un risarcimento medio di base per tutti i veicoli da integrare con le caratteristiche personali ed il bonus-malus. L’evidente controsenso sarebbe che chi possiede un bene come la Lamborghini pagherebbe lo stesso premio assicurativo del possessore della Toyota in quanto entrambi generici possessori di patente, comportando un ribasso dell’RCA per il primo e un aumento per il secondo rispetto alle condizioni attuali. Una soluzione non equa.
I sostenitori dell’RCA applicata alla patente ritengono questa soluzione conveniente per quanti possiedono due veicoli, ma una sola licenza di guida. Questo vantaggio non è per tutti, perché stando ai dati ISTAT è più frequente la situazione opposta: famiglie monoreddito con una o più patenti (padre, madre, figli), ma un solo veicolo (max 2) a disposizione. In Italia circolano circa 45 milioni di auto a fronte di 40 milioni di patenti, per cui è più ricorrente la casistica “1 a 1” (un’auto per una patente) piuttosto che una patente per molte auto, solo lo 0,2% dei patentati ne potrebbe usufruire. Anche in questo caso, l’RCA agganciata alla patente risulterebbe una soluzione iniqua.
Tuttavia, un vantaggio che si otterrebbe legando il premio assicurativo alla patente è il netto contrasto all’evasione assicurativa. In circolazione, vi sono oltre 3 milioni di veicoli che viaggiano senza assicurazione obbligatoria o con tagliandi finti. L’RCA associata alla patente farebbe emergere il sommerso in questo settore.
Qual è la situazione all’estero?
L’unico paese in cui l’RCA è calcolata sul possesso della patente e non sul veicolo è l’Australia dove i sinistri e il numero di veicoli in circolazione è molto inferiore rispetto all’Italia, pur essendo l’Australia un continente. Negli altri paesi – soprattutto quelli anglofoni – si applicano le cosiddette formule di avvicinamento. Per esempio negli Stati Uniti, le famiglie possono usufruire di una polizza collettiva, in cui il premio assicurativo viene calcolato in base al veicolo posseduto, all’età e alle patenti possedute all’interno del nucleo familiare. Nel Regno Unito le compagnie assicurative utilizzano la patente come ulteriore strumento per la valutazione del rischio e la determinazione del premio oltre a prendere in considerazione gli stessi parametri utilizzati in Italia: età, veicolo, storia assicurativa.